Pubblichiamo il numero di maggio
di "Radicati nella fede".
[Anno VII, Maggio 2014, n° 5]
Il rito autentico, l'educazione, la conversione.
Editoriale del mese di Maggio 2014
Non c'è nessun fatto puramente
esterno a noi che possa garantire il rinnovamento della Chiesa o la
rinascita della vita cristiana.
Quando parliamo della crisi della
fede nei tempi moderni, quando desideriamo il rifiorire della vita
cristiana del nostro popolo, dobbiamo avere ben presente che non è
possibile affidarci a nessun automatismo garantito da qualcosa che
accade solo fuori di noi: la rinascita partirà sempre dal nostro
nascere di nuovo alla grazia di Dio. Sì, è dalla conversione
personale che dobbiamo sperare il rifiorire della Chiesa tra noi.
È proprio partendo da un errore
di prospettiva che si è pensato di diffondere il cristianesimo a
suon di riforme. È stato, crediamo, l'errore degli anni conciliari.
Cerchiamo di spiegarci.
C'era bisogno di un rinnovamento
della vita cristiana negli anni ’50 e ’60? Certamente sì. C'era
bisogno di una maggiore verità nella vita sacerdotale, nei conventi,
nelle associazioni laicali, nelle scuole cattoliche, nelle famiglie?
Non facciamo fatica ad ammetterlo: un certo formalismo stava mettendo
in pericolo la vita di fede... c'era bisogno di una freschezza data
dall'autenticità.
Ma il grave errore è stato
quello di illudersi di trovare l'autenticità e la freschezza della
vita cristiana in tutta una serie di riforme, che hanno radicalmente
cambiato, se non stravolto, il volto della Chiesa. E non ne è venuto
fuori un rinnovamento, una primavera, ma un lungo autunno che ha
portato fino all'inverno della fede, inverno che ha ucciso la vita di
grazia nei nostri paesi, nelle nostre terre di antica cristianità.
Ci si è messi a cambiare tutto,
a modernizzare la messa e con essa tutti gli altri aspetti della vita
cattolica, pensando di fermare così la fuga dalle chiese, con il
risultato, ed è sotto gli occhi di tutti, che le chiese hanno
terminato di svuotarsi; chi è poi rimasto a frequentarle, non è
certamente più autenticamente cattolico degli uomini di un tempo.
Ne è esempio lampante proprio la
riforma della Messa: l'hanno cambiata per renderla meno difficile
alla gente, per renderla meno pesante. Ne è nato un rinnovamento?
No, ma un impoverimento, uno svuotamento ambiguo di contenuto: è
come se lo “ scheletrito” nuovo rito della messa non educasse
più, lasciando spazio a tutte le nostre piccole e grandi eresie.
La strada da percorrere era
un'altra, quella di un appassionato lavoro quotidiano per educare le
anime a vivere della messa, comprendendone l'inestimabile valore e
l'incommensurabile bellezza. Occorrevano preti intelligentemente
appassionati, comunità ferventi, capaci di preghiera, studio e
sacrificio; occorrevano anime commosse. Ci si è invece affidati alla
via ingannevole di una riforma esterna che facilitasse i riti per i
preti e per i fedeli... illudendosi che accomodando le cose esterne
le anime si convertissero. E tutto è crollato in uno spaventoso
impoverimento: per inseguire i fedeli senza fervore, si è
banalizzata la messa riducendola quasi a un rito degno di una
religione puramente naturale.
E invece la Chiesa aveva bisogno
della santità, e la santità nasce dalla conversione personale.
Il rito non va cambiato, deve
cambiare invece il nostro cuore. Il rito deve essere la roccia sicura
su cui posare tutta la nostra vita. Per questo siamo tornati alla
Tradizione, per questo custodiamo la “Messa di sempre”. Il rito
deve custodire la retta fede, la vera preghiera cattolica, deve
metterci nella posizione giusta difronte a Dio: solo così la grazia
potrà operare la nostra conversione.
Sono i santi, commossi per
l'opera di Dio, che rinnovano la Chiesa e la vita cristiana, e non i
giochi umani dei cambiamenti continui.
Chi vuole i cambiamenti continui
è semplicemente un uomo annoiato; e con gli uomini annoiati in cerca
di novità esteriori, fossero anche religiose, non si fa una Chiesa
santa.
Il vero movimento liturgico,
quello di Gueranger e di Pio X per intenderci, voleva favorire
proprio un'autenticità di preghiera nei sacerdoti e nei fedeli.
Voleva che le anime immergendosi nella santa liturgia, pregando
veramente con la Chiesa, rinascessero ad una vita cristiana più
autentica e intelligente. Invece nel movimento liturgico si operò il
tradimento, consumato da chi pensava che facilitare equivalesse ad
aiutare a pregare: così non fu, ed è sotto gli occhi di tutti il
disastro... i cristiani sanno ormai raramente pregare.
Nulla di esterno può sostituirsi
alla nostra conversione, al sincero fervore personale, all'autentico
amore per Cristo. Ma la nostra conversione, operata dalla grazia,
scaturirà dalla preghiera della Chiesa che la Tradizione ci ha
consegnato, che è la preghiera di Cristo stesso.
Così è necessario anche per noi
che:
1. si torni alla corretta
liturgia secondo la tradizione, perché il tesoro della rivelazione
pregata non vada perduto;
2. che sacerdoti e fedeli
intelligentemente commossi diventino autentici missionari, educatori
alla preghiera secondo il cuore della Chiesa. Se non ci fosse anche
per noi questo secondo punto, cadremmo nello stesso tragico errore
dei riformatori conciliari: credere che basti tornare a qualcosa di
esteriore (fosse anche la messa antica) perché la vita rinasca.
Che la Madonna ci aiuti ad essere
fedeli al nostro compito.