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giovedì 27 febbraio 2014

HANNO CHIUSO IL CIELO

Pubblichiamo il numero di Marzo 2014
di "Radicati nella fede"

Hanno chiuso il Cielo





Hanno chiuso il Cielo
Editoriale "Radicati nella fede" - Anno VII n° 3 - Marzo 2014

  È la liturgia che si deve adattare al tempo degli uomini, o è il tempo degli uomini che deve prendere la forma della liturgia cattolica?

  Ci sembra che la questione cruciale sia tutta qui.

  Un cristianesimo “modernistico” che vede le verità di fede emergere dal profondo della coscienza degli uomini, vorrebbe che la liturgia prendesse le mosse dal vissuto antropologico, dalla vita degli uomini, per celebrare la consapevolezza umana del proprio rapporto con Dio. In fondo è stata questa la linea vincente di questi anni: la liturgia ha sempre di più celebrato l'uomo, anche quando ha celebrato la fede dell'uomo. Insomma, la liturgia si è adattata alla vita del tempo. Risultato? Una tragedia! Dio e le cose eterne praticamente scomparse dalle chiese, per far posto alla fede dei credenti, che esprimono, commentano, interpretano quello che loro vivono nei confronti di Dio. La liturgia riformata parla nel migliore dei casi della Chiesa, ma quasi mai di Dio. E quando parla della Chiesa, lo fa più secondo l'ottica di “Popolo di Dio in cammino” che come “Corpo Mistico di Cristo”.

  E guardate che non stiamo parlando di quelle sfacciate para-liturgie tutte sociali e umanamente impegnate dei catto-comunisti degli anni '70... parliamo piuttosto di quelle liturgie, di quelle messe, che oggi vanno per la maggiore nell'ufficialità delle diocesi, dove si parla di fede, di comunità credente, di popolo attorno al suo vescovo; di liturgie che celebrano questa comunità, ma nelle quali non si adora Dio presente e non ci si inabissa nel mistero della redenzione. È una sorta di neomodernismo liturgico che ha superato la tentazione marxista del solo impegno del mondo, ma che parlando di fede si sofferma sui credenti, ma non arriva mai a Dio, a Nostro Signore, alle verità eterne, alla questione della salvezza. È come se ci si fosse accorti che non si poteva andare avanti, come anni fa, in un cristianesimo orizzontale, e si è così approdati all'impegno sociale ecclesiale, per edificare la comunità dei credenti. In ogni caso l'errore è sempre lo stesso: partire dall'uomo e chiudere il Cielo.
  Ma l'uomo ha proprio bisogno di questa auto-celebrazione della propria fede, o non è fatto piuttosto per inabissarsi in Dio?

  No, la liturgia cattolica è cosa totalmente diversa: è l'irruzione del Cielo sulla terra ed è la porta aperta tra il Cielo e la terra!

  Se volete tentiamo di dare due eloquenti immagini contrapposte, che dicono due concezioni diverse, molto diverse del culto: quella di un semplice prete che in una delle tante chiese sparse nell'orbe cattolico celebra, nella quiete della preghiera, rivolto al Crocifisso, l'eterno sacrificio che salva le anime, assistito dalla orante e adorante attenzione dei fedeli, e quella di una rumorosa e festosa comunità, che andando alla messa è preoccupata di “fare comunità esprimendo i propri carismi” (in verità facendo qualcosa perché nelle nuove messe mal si sopporta lo stare fermi) e di mettersi al passo con le direttive dell'operatore pastorale... e che in ultimo farà certo anche la comunione. Sono due concezioni opposte, inconciliabili. Una, quella tradizionale, fa spazio all'azione di Dio, l'altra si sofferma... ma forse, osiamo dire, si ferma all'azione della comunità!

  Vedete, le verità di fede non nascono dalla coscienza profonda degli uomini, dal vissuto della comunità che reinterpreta il proprio vissuto alla luce di Dio, ma sono comunicate dalla reale rivelazione di Dio che la Chiesa custodisce e trasmette: la rivelazione discende dal Cielo, non germoglia dalla terra come vorrebbero i modernisti. Così la liturgia porta il Cielo in terra e porta la terra al Cielo. É azione di Dio innanzitutto, e non primariamente azione della Chiesa. La Chiesa riceve l'azione di Dio, la custodisce, la esprime utilizzando certamente tutte le possibilità umane adeguate; salvaguardia la liturgia dalle modifiche errate che possono confondere l'opera di Dio e la trasmette fedelmente custodendola, perché il Cielo resti aperto sugli uomini.

  Tutti, praticamente tutti, quando si parla di Movimento Liturgico amano rifarsi a dom Guéranger, il grande abate benedettino che rifondò il monachesimo in Francia dopo la tempesta rivoluzionaria. Con lui si dà inizio al Movimento Liturgico, cioè a quella rinascita dello spirito cristiano che dalla liturgia prende le mosse. Autore prolifico, pensiamo all'Anno Liturgico da lui pubblicato ma non solo, partecipe di tutti i drammi e le battaglie della Chiesa del XIX secolo, ascoltato consigliere di Pio IX... fondatore dell'abbazia di Solesmes.

  Ma cosa voleva veramente dom Guéranger? E cosa chiedeva San Pio X, riprendendo con autorevolezza il lavoro del grande benedettino e dando così nuovo vigore proprio al Movimento Liturgico? Volevano che il popolo avesse l'intelligenza delle cose divine (che capisse la liturgia della Chiesa), perché queste penetrassero di nuovo la vita del popolo cristiano. Volevano una grande opera di educazione perché le cose del Cielo tornassero a dare forma alla vita degli uomini.

  Ma citiamo dom Guéranger: “I misteri del grande sacrificio, dei sacramenti, dei sacramentali, le fasi del ciclo cristiano così feconde in grazia e in luce, le cerimonie, questa lingua sublime che la Chiesa parla a Dio davanti agli uomini; in una parola tutte queste meraviglie torneranno familiari al popolo fedele. L’istruzione cattolica sarà ancora per le masse il grande e sublime interesse che dominerà tutti gli altri; e il mondo tornerà a comprendere che la religione è il primo dei beni per l’individuo, la famiglia, la città, la nazione e per la razza umana tutta intera” (Institutions liturgiques - seconda ediz., t. III cap. 1, pag. 13).

  Guéranger, e con lui Pio X con la sua troppo mal citata “partecipazione attiva”, volevano l'esatto contrario di quello che si è fatto dal Concilio in poi. Nel post-concilio la liturgia è stata trasformata per aderire alla vita degli uomini, la Chiesa nel passato ha invece sempre desiderato che la vita degli uomini prendesse forma dalla liturgia cattolica.

  Non volevano un abbassamento della liturgia alla vita meramente naturale degli uomini, ma volevano un innalzamento del popolo ai sublimi misteri.

  Cosa se ne fa un uomo di una liturgia che gli parla solo delle sue speranze e delle sue fatiche, che gli parla del suo “senso religioso”, ma che non gli parla mai del Cielo? E’ su questo equivoco che tragicamente è fallito il Movimento Liturgico.

  Occorre tornare a Guéranger e al vero San Pio X. Ma, a quando questo ritorno?
 

lunedì 3 febbraio 2014

LUMEN AD REVELATIONEM GENTIUM

La "Candelora" a Vocogno
Domenica 2 Febbraio 2014


 La suggestiva celebrazione della festa della Purificazione della B. V. Maria e della Presentazione di Gesù al Tempio a Vocogno.

 La Benedizione delle candele, la processione e la Santa Messa cantata in rito tradizionale nel video che abbiamo pubblicato.




giovedì 30 gennaio 2014

STABILITAS LOCI

Pubblichiamo il numero di Febbraio 2014
di "Radicati nella fede".




STABILITAS LOCI
Editoriale "Radicati nella fede" - Anno VII n° 2 - Febbraio 2014

  Se c'è un rischio grande, oggi, è quello di credere di vivere le cose perché le si pensa o perché le si vede. Sì, oggi è questa la grande illusione, l'illusione del “virtuale”. Non vogliamo parlare solo di internet, anche di questo, ma non solo di questo.

  C'è nel mondo tradizionale chi, navigando sul web, fa il pieno di informazioni sulla vita della Tradizione, partecipa a tutti i più infuocati dibattiti o intervenendo o lasciandosi agitare, e pensa così di vivere la Chiesa secondo la tradizione. C'è poi un altro genere di “virtuali”, fatto da quelli che, amando viaggiare, vanno in cerca dei luoghi più significativi, dove poter vivere qualche intensa esperienza, che faccia loro gustare un pezzetto della Chiesa di sempre: un giorno sono in un convento, l'altro in un priorato, l'altro ancora in una chiesa dove si canta bene la messa. Nell'approssimarsi di una festa dicono: “Dove andiamo a viverla questa volta, dove sarà meglio?”.

  Entrambe queste posizioni sono ingannevoli e a lungo andare non costruiscono niente, lasciano a mani vuote, non cambiano la vita. Sono entrambe ingannate dal “virtuale” che non diventa mai “carne e sangue”. È un vagabondare pericoloso, che non ti cambia, che sposta fuori di te il problema.

  Potremmo applicare a questo genere di persone il giudizio severo che San Benedetto, padre del monachesimo occidentale, esprimeva sui monaci vaganti:

  “C'è infine una quarta categoria di monaci, che sono detti girovaghi, perché per tutta la vita  passano da un paese all'altro, restando tre o quattro giorni come ospiti nei vari monasteri...
  ...sempre vagabondi e instabili, schiavi delle proprie voglie ...
  Lasciamoli quindi da parte ...”

  Perché questa sferzante severità da parte del Patriarca del monachesimo? Perché questi monaci, così vagando, non si pongono sotto l'obbedienza di nessuno e sfuggono al primo compito del cristiano, la propria conversione.

  I monaci benedettini fanno due voti: quello di stabilità (nel monastero) e quello della conversione dei costumi, conversione della vita. Ma è evidente che i due voti sono collegati strettamente: come fa il monaco a convertire la sua vita, se stabilmente non si mette sotto un'obbedienza santa, se non segue chi può guidarlo al cambiamento della sua vita? E come fa ad obbedire se non è stabile, se il riferimento della sua vita non è stabile?

  Questo è vero anche per ciascuno di noi, non solo per il monaco. È vero per ogni cristiano. Tanto più per il cristiano che giustamente vuole seguire il Cristianesimo “non modificato”, cioè la Tradizione.

  Per questo, e lo abbiamo già detto, dobbiamo riconoscere un luogo di messa tradizionale, dove accanto alla celebrazione della messa ci sia anche la sana dottrina, e farlo diventare il luogo della nostra stabilità. Solo così sarà edificata la nostra vita, sotto un'obbedienza reale che ci converte.

  Anche nel caso che questo luogo sia molto distante, e quindi impossibile recarvisi tutte le settimane, sarà sempre possibile un riferimento spirituale intenso che ci permetterà un reale seguire. Uno non potrà forse andarci tutte le settimane, ma programmerà il suo esserci nei momenti più intensi dell'anno. Molte volte la difficoltà della distanza invece di essere un inciampo, se aumenta il desiderio, è una grazia: tu che sei distante puoi capire meglio quanta grazia ci sia in quel luogo, che tu non puoi sempre raggiungere.

  Ad altri, più fortunati per vicinanza, sarà invece sempre possibile una fedeltà scrupolosa, alle messe e agli incontri dottrinali, fedeltà che, sola, nel tempo produce grandi frutti.

  La vita cristiana consiste nel seguire Cristo, ma questo seguire passa attraverso quel prolungamento dell'Incarnazione di Nostro Signore che si chiama Chiesa. E nella Chiesa si incarna in volti precisi: quel sacerdote, quel fedele più zelante ecc...

  Non ha proprio senso il vagabondare spirituale, è sterile e se volete ridicolo: vai in un luogo, vuoi vederci una bella Messa cantata, va bene! ma lo sai che, perché ci sia quella Messa cantata, dei fedeli hanno rinunciato alla loro “libertà”, per essere lì tutte le domeniche a cantarla? ...e altri hanno assicurato il servizio all'altare, tutte le domeniche? ...e un prete è lì stabilmente per celebrarla?
Se tutti questi avessero vagabondato negli anni, per cercare “esperienze” spiritualmente interessanti, tu non avresti trovato un bel nulla. Riflettici su questo.

  Sì, è chiesta a molti una conversione in questo senso, una decisione per la vita: vuoi la Tradizione? Falla!... secondo l'autorità che il Signore ti ha dato. Sei prete? Inizia a celebrare la messa di sempre. Sei laico? Recati stabilmente dove un sacerdote, sano per dottrina, ha assicurato la messa della Tradizione, e sii fedele a quella chiesa, perché la tua fedeltà edifichi altri e converta il tuo cuore.

  Non c'è alternativa a questa stabilità.

  Avete mai provato a domandarvi: ma se per un miracolo della Provvidenza, il Papa concedesse libertà totale all'esperienza della Tradizione, sapremmo far frutto di questa libertà? Ci metteremmo, sotto la grazia di Dio, a fare il Cristianesimo secondo la Tradizione? O troveremmo delle scuse per vivere ancora nella recriminazione?

  Volere che la Chiesa torni alla sua Tradizione, lamentandosi o rimpiangendo, fa buttare il tempo, fa buttare la vita... e la vita passa veloce.
 

martedì 21 gennaio 2014

"DEI LUOGHI STABILI DOVE TENDERE ALLA SANTITA' REALMENTE" - Quarta Giornata della Tradizione.

QUARTA GIORNATA DELLA TRADIZIONE
Verbania, Domenica 19 Gennaio 2014


L'INVERNO DELLA CHIESA
dopo il Concilio Vaticano II
 Una crisi nella Chiesa che non sembra finire;
prospettive per una resistenza.

A partire dal libro di Cristina Siccardi
"L'inverno della Chiesa dopo il Concilio Vaticano II. I mutamenti e le cause"

INTRODUZIONE ALLA GIORNATA: 
INTERVENTO DI DON ALBERTO SECCI


INTERVENTO DELL'AUTRICE CRISTINA SICCARDI

LA STABILITAS NELLA TRADIZIONE: 
Ripresa nel dibattito


FARE CIO' CHE HA FATTO 
IL PERE EMMANUEL ANDRE: 
DEI LUOGHI STABILI DOVE TENDERE ALLA SANTITA'

UNA SIGNIFICATIVA SINTESI 
DELLA VITA E DELL'OPERA 
DI PERE EMMANUEL ANDRE
[Autore: don Stefano Coggiola]
  


COSA TI CHIEDE IL SIGNORE 
PER COMPIERE IL MIRACOLO
OMELIA


LA MESSA DI SEMPRE


IMMAGINI DI UN RINCUORANTE
GIORNO DI FEDE E DI AMICIZIA
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