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mercoledì 31 agosto 2016

La Chiesa povera


Pubblichiamo il numero di Settembre 2016
di "Radicati nella fede"

LA CHIESA POVERA




LA CHIESA POVERA
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno IX n° 9 - Settembre 2016

 Ogni tanto torna di moda parlare di chiesa povera, per i poveri.

 Si sa che, normalmente, quelli che amano parlare di chiesa povera sono i ricchi, sono quelli che poveri non sono. Chi ha assaggiato la fatica della povertà economica, non ama la povertà e non la augura a nessuno, nemmeno alla chiesa.

 Sono i borghesi che, per rifarsi un'anima a buon prezzo, hanno bisogno di un fremito di commozione sulla povertà altrui, e per un'invidia mista a un laicismo acido pretendono che la chiesa sia economicamente povera.

 Così dicendo non vogliamo affermare che la povertà, non la miseria!, non sia un valore; la povertà è uno dei consigli evangelici, che con la castità e l'obbedienza segna il cammino di perfezione della vita religiosa. E per tutti, anche per chi non è in convento, è da coltivare con estrema attenzione: la sobrietà, la modestia e la morigeratezza quanto sono necessarie alla vita cristiana di tutti!

 Ma a che serve la povertà? A non sperare in se stessi, ma unicamente nella Grazia di Dio.

 Questo è il punto. La povertà, con anche il suo aspetto di sobrietà economica, non serve in se stessa, serve perché rimette l'uomo nella posizione più vera, quella della sua totale dipendenza da Dio. Ed è innegabile che chi è in difficoltà economica, il povero, può capire di più cosa sia questa dipendenza, questo dover sperare in un Altro; e Dio diventa per lui più concretamente Provvidenza.

 Ma questo non è mai automatico; e lo è meno che mai nel mondo odierno post-comunista, che ahimè comunista resta, che ha chiuso la povertà nella prigione della lotta di classe e della lotta per i diritti personali, e così facendo ha ucciso con l'ateismo la povertà; l’ha uccisa, non l'ha risolta!

 Anche la Chiesa non può vivere la questione della povertà come il mondo post-comunista, che resta malato di comunismo.

 Chiesa povera vuol dire chiesa semplice, che non ha altra sicurezza che quella che le viene dalla grazia di Cristo e dalla Divina Rivelazione.

 I poveri non hanno tempo da perdere, non hanno voglia di elucubrazioni pseudo-intellettuali. Per loro la vita urge, devono arrivare al dunque e presto, per mangiare e vivere.

 E non è così anche del cristiano, quando è seriamente impegnato con la vita? Quando si è coscienti che la vita è una lotta drammatica, non si perde tempo, non ci si intrattiene sull'inutile o sul futile, si vuole giungere subito alla questione della salvezza, alla questione della grazia che salva.

 Chiesa povera è allora quella impegnata sul fronte della grazia, sul fronte della salvezza delle anime, con gli strumenti dati da Dio: predicazione e sacramenti.

 Ma l'orizzonte si fa sempre più scuro: dov'è questa Chiesa preoccupata della salvezza delle anime? Sembra che la maggiore parte del clero e del laicato impegnato sia occupata nel servizio al mondo. La predicazione ufficiale parla di pace del mondo, di fraternità universale, di umanità consapevole... un linguaggio degno del mondo massonico e della propaganda marxista di decenni fa.

 No, questa chiesa impegnata in qualcosa d'altro non è una chiesa povera, anche se fa volontariato per i poveri. Non è una chiesa povera, anche se apre a dismisura centri di accoglienza, perché  ha perso la radice della vera povertà, che è sperare solo in Dio.

 “Non possiedo né oro né argento, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo alzati e cammina” (At 3,6) Nel nome di Gesù Cristo... così agisce San Pietro con lo storpio alla porta del tempio, così agisce la Chiesa di sempre difronte ai mali del mondo: dona la grazia che salva, invitando alla conversione, quella vera.

 Quando invece la chiesa si imborghesisce parla dei poveri, ma non vive la povertà che ha come cuore il miracolo della grazia. Parla dei poveri la chiesa ammodernata, ma è borghese nel midollo, perché cerca i mezzi umani per essere come gli altri club sociali. E anche quando parla di grazia di Dio, ne parla come un cappello aggiunto al suo pelagiano impegno tutto umano. Non è una chiesa povera, perché la grazia di Dio, quella che discende dalla Croce di Cristo e dai sacramenti, non diventa mai il principio di giudizio e di azione.

 Eppure saremo salvi se accoglieremo la grazia di Dio, e vivremo di conseguenza.

 Domandiamo a Dio la grazia di vedere tornare la chiesa a questa nobile povertà. Alla povertà coraggiosa che domanda ai peccatori di tornare a Cristo, e a coloro che non lo conoscono ancora di convertirsi a lui, unico Redentore.

 E supplichiamo i pastori legittimi della Chiesa perché ci lascino vivere così: non ci interessano i borghesi che amano avere un po' di commozione per i poveri, no - non ci interessano davvero. Vogliamo vivere da poveri, cioè integralmente cattolici, credendo pienamente nell'efficacia della grazia di Dio; credendo nell'assoluta necessità dei sacramenti; posando la vita sulla potenza della preghiera vissuta e insegnata.
 Ci interessa vivere di questo, e non di altre elucubrazioni pastorali.

 La mia casa sarà casa di preghiera: ecco la chiesa povera.

martedì 23 agosto 2016

SAN ROCCO 2016


FESTA DI SAN ROCCO
Vocogno, Domenica 21 Agosto 2016.



Video Santa Messa solenne e Processione



Video Omelia



Video Vespri cantati



Le foto

lunedì 15 agosto 2016

Auctoritáte Dómini Nostri Iesu Christi... l'Assunta!


SOLENNITA' DELL'ASSUNZIONE
DELLA B. V. MARIA IN CIELO


Auctoritáte Dómini Nostri Iesu Christi... l'Assunta!
Omelia di don Alberto Secci
Vocogno, Lunedì 15 Agosto 2016

sabato 13 agosto 2016

ASSUNTA E SAN ROCCO A VOCOGNO

VOCOGNO

Lunedì 15 Agosto 2016

SOLENNITA' DELL'ASSUNZIONE
DELLA B. V. MARIA IN CIELO


ore 10.30
Santa Messa cantata

ore 17.00  
S. Messa letta

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Domenica 21 Agosto 2016

FESTA DI SAN ROCCO


ore 10.30
Santa Messa cantata
e Processione 
con la reliquia e la statua di San Rocco

ore 15.30
Canto dei Vespri
Benedizione Eucaristica

 ore 17.00
S. Messa letta

“Veglia, o Signore, con incessante amorevolezza 
sul tuo popolo e per i meriti di San Rocco 
rendilo immune da ogni pericolo dell’anima e del corpo.”

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Cappella Ospedale di Domodossola

Lunedì 15 Agosto 2016
Solennità dell'Assunta
ore 10.30 S. Messa cantata

Domenica 21 Agosto 2016
ore 18.00 S. Messa letta


lunedì 8 agosto 2016

"Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete"


XII DOMENICA
DOPO PENTECOSTE


"Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete"
Omelia di don Alberto Secci
Vocogno, Domenica 7 Agosto 2016

lunedì 1 agosto 2016

"Profetico" è ciò che sta al definitivo e non al cambiamento


Pubblichiamo il numero di Agosto 2016
di "Radicati nella fede"

"PROFETICO" 
E' CIO' CHE STA AL DEFINITIVO 
E NON AL CAMBIAMENTO




"PROFETICO" E' CIO' CHE STA AL DEFINITIVO E NON AL CAMBIAMENTO
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno IX n° 8 - Agosto 2016

 Profezia è vivere il definitivo e non ciò che cambia.
 Profezia è fedeltà al dogma e non ai tempi.

 Ti vogliono schiacciare in una falsa alternativa tra chi vorrebbe la Chiesa del passato e chi quella del  futuro. No, noi vogliamo la Chiesa di sempre, che è quella del passato del presente e del futuro.

 È opprimente questo clima instauratosi nella Chiesa cattolica, che continua a porre un falso problema, quello della alternativa tra passato e futuro, schiacciando la coscienza dei cattolici in costruiti sensi di colpa, se si attardano al passato e non si adattano ad un presente rivoluzionario, che dovrebbe preparare il futuro. Ed è su questi sensi di colpa che annullano una giusta resistenza ai continui cambiamenti, che stanno smantellando la Chiesa.

 Ci dicono che non dobbiamo essere nostalgici, che la chiesa di un tempo non tornerà, che dobbiamo riprogrammarci per una chiesa del futuro; e per preparare la chiesa del futuro ci impongono di “togliere” molte delle cose che hanno fatto la solidità di generazioni di cristiani. È lo smantellamento, dolce o violento secondo le circostanze, di ciò che c'è ancora di stabile nel cattolicesimo, i dogmi - i comandamenti - la disciplina dei sacramenti - la funzione della gerarchia. Ma questo smantellamento non avviene con violenza, come nella rivoluzione protestante che eliminò verità di fede, gran parte dei sacramenti e il sacerdozio gerarchico. No, non avviene con una riforma esplicita, che si dichiarerebbe da se stessa eretica, ma avviene con la tattica della “fluidità”.

 Eh sì, è proprio così, tutto viene reso fluido, non negato, per essere cambiato. È la tattica del modernismo, è il modernismo pratico, che da dentro porta alla metastasi il cancro nella chiesa.

 E come ti rendono fluido il cattolicesimo, i suoi dogmi e la sua morale? Con il super dogma della Chiesa profetica.

 Non se ne può proprio più! Ogni volta che fai presente che si stanno dimenticando le verità rivelate, che si sta concedendo diritto di esistenza al peccato mortale, che si sta favorendo il sacrilegio nell'amministrazione dei sacramenti, che si sta sostenendo l'indifferentismo facendo credere che tutte le religioni vadano bene; ebbene, tutte le volte che sollevi questo doloroso problema, ti viene detto che devi accettare che la chiesa si apra al futuro, che devi accettare che la chiesa sia profetica non ripetendo il passato, ma cambiando continuamente.

 La stessa cosa accade quando si fa notare che questi cambiamenti, ammesso che non siano contro la Rivelazione divina (ma lo sono in evidenza, basta usare la ragione per capirlo!), non hanno nemmeno prodotto un incremento di vita cristiana, ma hanno svuotato definitivamente le chiese: anche qui ti dicono che il mutamento fa parte dell'instaurazione della chiesa del futuro, una chiesa con pochissime messe, pochissimi sacerdoti, con sacramenti generalizzati e alternativi, pronta sempre a ripensare se stessa in funzione della società che cambia. Ed ecco la chiesa del futuro, la chiesa fluida per un cristianesimo fluido.

 Ma la profezia non è questa cosa qui, questa è una schifezza inventata dai nipoti dei modernisti classici, che stanno portando alla distruzione ciò che ancora resta del cattolicesimo.

 La profezia invece è riferimento al fondamento che è Cristo.

 Profeti si è in riferimento all'opera di Dio in Gesù Cristo: profeta è chi vive tutto in Dio; chi sa che “la realtà invece è Cristo” e, vivendo dentro il mondo, fa della sua esistenza un richiamo per gli uomini, che vivono l'ingannevole illusione di una vita fuori dalla grazia del Signore. Profeta è chi è stabilito sulla roccia della fede cattolica, della fede trasmessa una volta per tutte ai santi, e sa che il futuro dipende dall'obbedienza, in tutto, al Dio che si è rivelato in Gesù Cristo.

 La profezia sta al fondamento dato, non al cambiamento. La profezia sta alla regola, non alla confusione. La profezia sta all'obbedienza a Dio e non ai tempi che cambiano. Per questo i monaci, gli uomini della regola, furono profeti per il loro tempo ed edificarono la cristianità, cercando solo Dio.

 La profezia sta alla definitività che è Cristo e alla definitività della vita eterna, altro che al cambiamento!
 Occorre avere una chiara consapevolezza di questo, per non essere ricattati moralmente dai modernisti pratici, che affollano ciò che resta della struttura della chiesa: la abitano da padroni per ultimarne lo smantellamento, e poco importa se ne sono coscienti o no.

 La chiarezza sulla falsità dell'idea di Chiesa profetica, deve portare a considerarne tutta la portata distruttiva. Questa caratterizzazione di “profetica” coinvolge tutto e tutto distrugge, a partire dalla gerarchia, passando per il sacerdozio, giungendo ai fedeli.

 In questa modernizzata mentalità cattolica non hai più il Papato della tradizione, dove il Papa custodisce il deposito della fede, ma un papato profetico, che dovrebbe guidare i cristiani di tutto il mondo verso le spiagge di una fede più liberamente abbracciante tutto e tutti.

 In questa modernizzata mentalità cattolica non hai più il sacerdozio cattolico, preoccupato di insegnare la fede e di amministrare la grazia dei sacramenti, curandone la retta ricezione, ma un sacerdozio profetico impegnato in continue rivoluzioni che dovrebbero rendere più interessante il cristianesimo ai cattolici borghesi e benestanti, perennemente annoiati.
 E alla fine i fedeli, o i laici come si usa oggi chiamarli, al seguito di un papato e di un sacerdozio così profetici, scompariranno dentro la palude di un mondo secolarizzato, che hanno strenuamente copiato per essere appunto profetici.

 Si chiude così la parabola del post-concilio, che vide un chiesa profetica, ma che dimenticò che la profezia è stabilità e non cambiamento. Stabilità fondata sulla roccia immutabile che è Cristo.
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