Pubblichiamo il numero di Agosto 2014
di "Radicati nella fede"
CHI TORNA AL SUO PASSATO,
NON ESCE DALLA CHIESA
CHI TORNA AL SUO PASSATO, NON ESCE DALLA CHIESA
Editoriale "Radicati nella fede" - Anno VII n° 8 - Agosto 2014
Nei momenti di confusione pericolosa
occorre fare un passo indietro.
Non si fa forse proprio così nella
vita? Di fronte a una situazione confusa, difficile da districare,
che ci rende preoccupati e perplessi, ci si ferma e poi si fa un
passo indietro, astenendosi dall'avanzare nel pericolo.
È anche ciò che abbiamo fatto nella
fede. Sì, crediamo che l'immagine rende idea delle nostre scelte.
Amiamo la Chiesa, Corpo Mistico di
Cristo e nostra Madre, amiamo il Papa e il Vescovo, ma di fronte
all'evidente confusione della vita cristiana intorno a noi, ci
rifiutiamo di avanzare nell'ambiguità e nell'incertezza e domandiamo
la grazia di restare nel cristianesimo sicuro.
In fondo la nostra posizione è tutta
qui. Per questo riteniamo, e abbiamo sempre ritenuto, di non essere
nella disobbedienza.
Saremmo nella disobbedienza se
inventassimo un “altro cristianesimo”, se ci inventassimo “una
nostra messa”, una “nostra pastorale”, un “nostro
catechismo”, se riconoscessimo degli “altri superiori” fuori da
quelli che la Chiesa ci ha dato nel Papa e nel Vescovo.
No, noi non facciamo nulla di tutto
questo. Semplicemente, giudicando piena di confusione e di pericolo
la nuova pastorale, il nuovo rito della messa, la nuova catechesi, ci
avvaliamo del diritto che la Chiesa ha sempre riconosciuto alle anime
nei momenti di crisi: ci atteniamo alla precedente prassi e dottrina
della Chiesa, a quella sicura, a quella prima dello scoppio della
crisi.
Infatti, per la Messa, non andiamo a
cercare chissà quale rito arcaico, ma ci atteniamo al Messale del
1962, quello promulgato da Papa Giovanni XXIII, perché le lievi
modifiche e aggiunte apportate in quella riforma non hanno nella
sostanza intaccato la Messa Romana di sempre. Non andiamo a cercare
ciò che ci piace, ma obbediamo alle riforme della Chiesa, quelle
sicure e solo a quelle sicure. E così facciamo per tutti gli altri
aspetti della disciplina sui sacramenti e per tutto l'apostolato.
Così facendo, siamo certi di non
andare fuori dalla Chiesa, che è la stessa ieri e oggi. Non ci sono
due Chiese, una prima e l'altra dopo il Concilio. No, ce n'è una
sola! Ci sono invece, nella stessa Chiesa, riforme accettabili e
riforme non accettabili; sono inaccettabili in coscienza le riforme
che mettono in pericolo la fede e la vita cristiana. E siccome la
Fede è il bene supremo, non è concesso a nessuno nella Chiesa
esporla al pericolo.
Sappiamo, ne siamo coscienti, di
esprimere un giudizio severo sulle svolte della “chiesa moderna”.
D'altronde, ad uno sguardo
spassionato, gli esiti disastrosi dell' “ammodernamento” della
Chiesa di questi ultimi decenni sono innegabili. L'ultima riforma del
messale e conseguentemente di tutta la vita cattolica sta uccidendo
il cattolicesimo nei nostri paesi. Negarlo è pura ideologia.
Chiediamo e viviamo la libertà dei
figli di Dio, che amando la Santa Madre Chiesa, dicono ai suoi
legittimi Pastori: noi continuiamo su quello che ci avete insegnato
un tempo, e continuando nella Tradizione siamo certi di contribuire,
nonostante la nostra povertà, alla edificazione della Chiesa stessa.
Uniamo così due atteggiamenti che in
coscienza ci sembrano non disgiungibili:
- un grande amore e rispetto per la
Chiesa
- una vigilanza per non mischiare mai
la grande Tradizione della Chiesa con le ambiguità delle riforme
post-conciliari, e questo non soltanto nel rito della messa.
Amore e severità, insieme.
Anche perché amare la Chiesa non in
astratto, significa preservare il suo tesoro costituito dalla
Rivelazione divina, Tradizione e Scrittura insieme. Ma la Rivelazione
si è declinata e trasmessa in ciò che la Chiesa ha sempre creduto
e praticato, a partire dalla Messa Cattolica.
Sbaglia chi, avendo capito il
terribile pericolo interno al Cattolicesimo attuale, piange in
privato ma non interviene per rispetto alla Chiesa. Ama davvero chi
la Chiesa la difende.
Ciò che appare disobbedienza non lo
è. È invece il più grande servizio che un credente possa fare alla
Sua Madre.
Chi parla di disobbedienza parlando
dei “Tradizionalisti” (termine non bello, ma lo usiamo per
capirci), lo fa per ignoranza: pensa che la Chiesa abbia una autorità
assoluta su tutto. No, la Chiesa obbedisce a Gesù Cristo, ne è il
suo corpo; deve custodire ciò che il Signore le ha consegnato,
Verità e Grazia. Non inventa la Chiesa, ma trasmette.
Per questo non può essere illegittimo
decidere di stare nella Tradizione più sicura.
Non esce dalla Chiesa chi sta al suo
passato, ne esce chi inventa un cristianesimo nuovo.