Pubblichiamo il numero di Febbraio 2018
di "Radicati nella fede"
IL COMPITO CHE CI ATTENDE
IL COMPITO CHE CI ATTENDE
Editoriale di "Radicati nella fede" - Anno XI n° 2 - Febbraio 2018
La protestantizzazione del
Cattolicesimo è veramente il disastro più grande che poteva
capitare, è opera del maligno che vuole annullare l'azione di Cristo
nella vita degli uomini.
Se è tristissimo vedere come da più
parti, troppe parti, non si perda occasione per inneggiare a Lutero
anche in casa cattolica; se è penoso dover constatare che, con una
superbia pari solo all'ignoranza, troppi pastori con le loro diocesi
si affrettano a riabilitare Lutero, quasi che per quattro secoli
nessuno avesse colto il nocciolo della questione; se è vergognoso
vedere come, con un colpo di spugna, si possa cancellare il lavoro
dei santi della riforma cattolica, che hanno smascherato gli inganni
dell'eresia di Martin Lutero e dei suoi seguaci, è ancora più
triste vedere come questo modo falso di vivere il cristianesimo si
diffonda popolarmente, pressoché universalmente.
La protestantizzazione prende tante
facce e coinvolge tanti aspetti, ma uno di quelli più rilevanti è
la riduzione di tutto il Cristianesimo ad una fede astratta.
È la pratica realizzazione del Sola
Fide di Martin Lutero.
Qual è la questione?
La questione è che la fede è
diventata tutto! come se fosse la cosa più difficile e quindi
l'unico dono da dare a Dio. Circola un'idea di fede come
completamente staccata dalla ragione: una specie di “salto nel
buio” che l'uomo compie spinto da una ispirazione interiore; una
sorta di sentimento spiritualizzato.
Insomma, la fede viene travisata e
giudicata un atto così straordinario, che quando un uomo rischia
nell'atto di fede finisce per pensare di aver praticamente compiuto
già il proprio “sacrificio” innanzi a Dio.
È come se si finisse col dire: “io
credo, e quindi il Signore deve già essere contento di me”.
Sola Fide, solo la fede salva... si è
così trasformato il cattolicesimo, anche popolare. Il mondo
cristiano è per lo più fatto oggi di vaghi credenti, che si
ritengono giusti perché fanno lo sforzo di non negare l'esistenza di
Dio... e tutto resta qui. Un cattolicesimo così tristemente ridotto
non produce più niente, anzi si piega alla completa adesione al
mondo e al suo modo di vivere. È sotto gli occhi di tutti che questa
protestantizzazione della Chiesa è stato il miglior veicolo per la
completa laicizzazione della società.
Invece la fede è ragionevole, segue
la ragione; credere in Gesù Cristo e nella Rivelazione è il modo
più normale di ragionare: da indizi chiari risali alla conoscenza
certa di Dio Trinità. I discepoli hanno fatto così, hanno visto
l'eccezionalità della personalità di Cristo, lo hanno sentito
parlare come nessun'altro; hanno visto i miracoli, che sono i segni
della divinità di Gesù, hanno visto e toccato il suo corpo risorto
e... hanno pagato con il sangue la loro testimonianza. È ragionevole
allora fidarsi della loro testimonianza e quindi credere fermamente
in Gesù Cristo.
In questo senso la fede non è proprio
un “salto nel buio”, ma è semplicemente un tipo di conoscenza. È
conoscenza indiretta, tramite testimone; è un cosa normale per
l'uomo, normalissima. La maggioranza delle cose che conosciamo, le
sappiamo perchè qualcuno ce le ha testimoniate, non perché le
abbiamo viste direttamente.
E’ per questo che la fede è
obbligante, perché corrisponde ad un modo normale di ragionare. Ti
fidi perchè hai le ragioni per fidarti: tutto questo non può essere
l'eccezionalità, è la normalità.
La normalità è credere in Cristo,
l'anormalità è non credergli, questo non solo dal punto di vista
religioso, ma semplicemente umano.
Il Credo che cantiamo ogni Domenica a
Messa non è fatto per dire a Dio che crediamo in lui, sarebbe troppo
poco. È fatto invece per ribadire i contenuti della Rivelazione che
crediamo, per ricordare tutte le principali verità di fede che Dio
ci ha detto; e noi le crediamo fermamente perchè è ragionevole
credere nell'autorità di Cristo che le ha rivelate, visto che ha
dato segni innumerevoli e inequivocabili della sua divinità.
Per questo il problema non è credere,
ma vivere di fede... cioè fare fino in fondo la volontà di Dio.
La vera questione è decidere di
seguire ciò che Cristo ha detto e la Chiesa, nella sua Tradizione,
ci indica: cioè vivere una vita totalmente diversa da quella che il
mondo di oggi ci propone. Così hanno fatto i primi cristiani, che
non andavano al circo dove ci si divertiva della violenza; così han
fatto i martiri, così gli eremiti che per non peccare andavano in
solitudine.
La lettera a Diogneto così descrive
questa scelta decisa per la volontà di Dio:
«I cristiani né per regione, né per
voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini.
Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si
differenzia, né conducono un genere di vita speciale. La loro
dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né
essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli
altri. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è
capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e
nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e
indubbiamente paradossale. Vivono nella loro patria, ma come
forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono
distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e
ogni patria è straniera. Si sposano come tutti e generano figli, ma
non gettano i neonati. Mettono in comune la mensa, ma non il letto.
Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Dimorano nella
terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. Obbediscono alle
leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. Amano tutti, e
da tutti vengono perseguitati. Non sono conosciuti, e vengono
condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. Sono poveri, e fanno
ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. Sono
disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e
proclamati giusti. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed
onorano. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati
gioiscono come se ricevessero la vita. Dai giudei sono combattuti
come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non
saprebbero dire il motivo dell'odio. A dirla in breve, come è
l'anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani.» (Lettera a
Diogneto, V,1-VI,1)
E' questa la volontà di Dio, vivere
secondo la fede. Invece il Protestantesimo ha fatto credere che
l'opera è credere e solo per questo Dio dovrebbe ringraziarci. Il
Protestantesimo è semplicemente un cristianesimo che non cambia il
mondo, ma che è cambiato dal mondo.
Anche per noi, che vogliamo vivere
secondo la grande Tradizione Cattolica, si pone la stessa urgente
scelta: vivere secondo la fede o accontentarsi di credere?
È il bivio drammatico: da una parte
c'è il cristianesimo che cambia il mondo e salva le anime,
dall'altra parte un Protestantesimo che distrugge la presenza
cristiana nel mondo.
E se vogliamo tradurre in modo più
esplicito per noi, questo bivio drammatico diventa: fare la
tradizione in tutto, a partire dalla messa, lasciando che essa
coinvolga tutti gli aspetti della vita? oppure accontentarsi di
disquisire solamente per una chiesa più tradizionale?
La fede senza le opere è morta,
quindi non solo credere ma vivere di fede. E più nel piccolo vuol
dire per noi fare una vita veramente tradizionale, e non solo
pensarla per la chiesa e per il mondo.
Quanto lavoro ci attende in questo
anno! Quanto lavoro per vincere il nostro imborghesimento, che è
sempre il frutto di una terribile protestantizzazione.